L’accusa contro Lee Harvey Oswald 7 parte

La sua presunta instabilità mentale

Il Rapporto Warren dipinge Oswald come una persona mentalmente disturbata ed incline alla violenza, a dispetto di tutti coloro che avevano conosciuto il presunto assassino di Kennedy e che avevano testimoniato esattamente il contrario delle conclusioni raggiunte dalla Commissione. Prima di riportare, in riferimento alla personalità di Oswald, le dichiarazioni di diversi testimoni che deposero al cospetto della Commissione Warren, voglio citare la ricercatrice Sylvia Meagher dal suo acclamato libro ACCESSORIES AFTER THE FACT: THE WARREN COMMISSION, THE AUTHORITIES AND THE REPORT:

“Non ci sono basi nella storia medica e psichiatrica disponibile, per presumere che Oswald fosse psicotico, aberrante, o mentalmente insano. La storia della sua vita è compatibile con la conclusione che egli fosse capace di fare il marito e il padre con responsabilità e devozione, particolarmente per i suoi due figli. Era scrupoloso nella sua puntualità al lavoro, pagava i conti e saldava i debiti rapidamente, e gestiva con capacità le sue faccende pratiche”.

Marina Oswald, fondamentale testimone per l’accusa, considerava suo marito “mentalmente sano, intelligente e capace, non privo della ragione”. (1 H 123)

Buell Wesley Frazier, a cui regolarmente Oswald chiedeva un passaggio per andare al lavoro al Book Depository, in una intervista rilasciata per il documentario THE MEN WHO KILLED KENNEDY, confermando la sua testimonianza alla CW, disse:

“L’individuo che conoscevo come Lee Harvey Oswald non credo fosse la persona capace di commettere un delitto come l’assassinio del Presidente degli Stati Uniti. Ho sempre creduto fosse un uomo gentile ed affettuoso, ed è in questo modo che mi piace ricordarlo”.

La maggior parte dei membri della comunità russa di Dallas, inclusi quelli che non erano appassionati di Oswald, rimasero sbalorditi dalla notizia del suo arresto. Sam Ballen, ad esempio, era incapace di immaginare che Oswald potesse nutrire ostilità nei confronti di Kennedy; al contrario, era sua impressione che Oswald avesse un’entusiastica opinione del Presidente. Ballen, come George De Moherenschildt, considerava Oswald un uomo “incapace di odiare”. Quando sentì dell’arresto di Oswald, Ballen pensò trattarsi di uno sbaglio. Egli non credeva che Oswald potesse aver commesso quel crimine, a dispetto delle apparenti prove contro di lui. (9 H 48-54)

Gorge Bouhe non era un ammiratore di Oswald. Egli considerava Oswald un pazzo, ma non gli era mai passato per la mente che fosse capace di un tale crimine. (8 H 370)

Everett Glover disse di non aver mai messo in discussione la stabilità mentale di Oswald, e non lo considerava capace di atti violenti. (10 H 20)

Anna Meller fu completamente scioccata dalla notizia dell’arresto di Oswald, e non poteva credere che egli avesse fatto ciò di cui era accusato. (8 H 386-390)

Elena Hall non riteneva che Oswald fosse pericoloso o mentalmente instabile, e rimase incredula quando fu arrestato. (8 H 405)

Michael Paine (2 H 399), Paul Gregory (9 H 148) e George De Mohrenschildt (9 H 255), testimoniarono che Oswald era un ammiratore del Presidente Kennedy.

Lillian Murret, zia di Oswald, disse che a Lee piaceva il presidente, ed ammirava molto sua moglie Jackie.

(8 H 153) Anche sua figlia, Marilyn Murret, confermò che Oswald aveva parlato favorevolmente di Kennedy, e credeva fortemente che Lee non fosse capace di commettere un tale delitto, e che inoltre non avesse alcun motivo per metterlo in atto. Marylin, infatti, era in completo disaccordo con chi sosteneva che Oswald covasse risentimenti verso le autorità, o cercasse ardentemente un posto nella storia. (8 H 176-177)

Nessuno dei commilitoni di Oswald suggerì che egli fosse psicotico o violento.

Il tenente Donovan non aveva mai notato segni di instabilità mentale. (8 H 299).

Adrian Alba, che aveva conosciuto Oswald a New Orleans nel 1963, disse che Lee certamente non gli aveva mai dato l’impressione di uno capace di ammazzare il Presidente. (10 H 227)

Tommy Bargas, il prmo datore di lavoro di Oswald, alla Leslie Welding Company, disse che Lee era stato un buon impiegato e non aveva mai mostrato segni di collera o di violenza. (10 H 165)

L’agente dell’FBI, John Quigley, che, nell’estate 1963 a New Orleans, aveva interrogato Oswald dopo il suo arresto per una pseudo rissa in Canal Street, non trovò alcuna indicazione del fatto che Oswald fosse pericoloso o potenzialmente violento. (4 H 438)

Il commento di Francis Martello, poliziotto del reparto antisovversione del Dipartimento di New Orleans, è particolarmente memorabile. Egli considerava Oswald incapace di qualsiasi forma di violenza, e non si sarebbe mai sognato che Oswald avesse potuto commettere il delitto di cui era stato accusato. Ci avrebbe addirittura scommesso la testa. (10 H 60-61)




Nota Personale (VDC) L’assassinio di John F. Kennedy rimane uno degli eventi più dibattuti del XX secolo. Che si creda alla versione ufficiale del “cecchino solitario” o si propenda per ipotesi complottiste, è fondamentale approcciarsi alla questione con rigore intellettuale, consapevoli di due distorsioni cognitive che spesso influenzano il nostro giudizio:
  1. L’Effetto dell’Informazione Errata: Esporre un soggetto a dati inaccurati prima di analizzare un evento può alterarne il ricordo o l’interpretazione, portandolo a costruire narrative coerenti con quelle informazioni iniziali. Nel caso JFK, ciò potrebbe riguardare testimonianze manipolate o documenti decontestualizzati, usati per sostenere tesi opposte.
  2. Il Bias di Conferma: Tendiamo a selezionare e valorizzare solo le prove che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando elementi contraddittori. Questo è particolarmente evidente tra chi difende a priori una teoria (ufficiale o alternativa), trasformando l’analisi storica in uno scontro ideologico.
Un Invito Alla Riflessione Per evitare queste trappole mentali, è essenziale basarsi su fatti concreti e domandarsi: quali elementi hanno riscontri oggettivi? Prendiamo ad esempio i tre colpi esplosi a Dallas:
  • La traiettoria del proiettile che colpì Kennedy e il governatore Connally, definita “ballisticamente unica” da alcuni esperti.
  • La velocità e la precisione richieste per eseguire tre colpi in 8.3 secondi con un fucile Carcano, arma nota per la sua scomodità.
  • Le incongruenze tra i rapporti autoptici e le testimonianze oculari.
Queste anomalie, prese singolarmente, potrebbero essere casualità. Ma la loro combinazione solleva interrogativi legittimi, spingendo a chiedersi: quante "coincidenze" sono necessarie prima di riconsiderare una narrazione? Restare Nel Campo della Logica Non si tratta di abbracciare ciecamente una teoria, ma di interrogare l’evidenza senza pregiudizi. La storia è piena di eventi improbabili, ma quando le improbabilità si accumulano, la ricerca della verità richiede onestà. Sia che si creda a Lee Harvey Oswald come unico colpevole, sia che si sospetti una regia occulta, l’importante è evitare scorciatoie mentali. L’invito è a preservare l’elasticità del pensiero. La verità storica spesso risiede nelle sfumature, non nelle certezze assolute. Esplorate, dubitate, confrontate le fonti—ma fatelo per voi stessi, non per confermare un’ideologia. Il resto, come sempre, appartiene alla vostra curiosità critica.