L'assassino (vero) dell'assassino presunto
Jack Ruby, o più esattamente Jacob Rubenstein, nasce a Chicago il 25 marzo 1911.
Entrambi i genitori erano polacchi, emigrati negli Stati Uniti nei primi anni del ‘900.
Il padre, Joseph Rubenstein, era un uomo violento e fu frequentemente arrestato per aggressione ed accuse varie.
Jack a scuola creava solo problemi e preoccupazioni, e per questo motivo, appena undicenne, fu mandato in un istituto giovanile per il trattamento psichiatrico. Era evidente che il ragazzo non avesse ricevuto le appropriate cure ed attenzioni da parte dei genitori. In effetti, alla madre fu poi diagnosticata una psiconevrosi in seguito alla quale fu ammessa in una casa di cura.
Insomma, esistevano tutti i presupposti familiari affinché Jack Ruby divenisse una persona non perfettamente stabile sotto il profilo mentale, ma come vedremo questo non sarà una credibile ragione per arrivare a concludere che egli uccise Oswald come diretta conseguenza di questi suoi problemi. Nel 1927, dopo aver lasciato la scuola, Ruby fece vari lavori occasionali e si diceva avesse, addirittura, lavorato per Al Capone.
Nel ’43 Jack fu chiamato dalle forze armate, e prestò servizio in America presso varie basi dell’aeronautica. La sua condotta fu abbastanza buona, anche se in un paio di occasioni non esitò a fare a pugni con chi aveva commentato il suo essere ebreo.
Ruby fu congedato con onore il 21 febbraio 1946.
Ritornato a Chicago lavorò vendendo piccole casse di cedri alle dipendenze della società di suo fratello Earl. Nel 1947 Jack si trasferì a Dallas dove gestì il “Singapore night club” di sua sorella Eva Grant, e nell’ottobre dello stesso anno fu arrestato per questioni di droga.
Lo sceriffo di Dallas dichiarò che Ruby era stato mandato dai criminali di Chicago per controllare le attività del gioco d’azzardo illegale della città. Comunque, Ruby fu infine rilasciato.
Jack Ruby rimase a Dallas e con il denaro ricevuto in prestito da un amico comprò il “Silver Spur Club”. Successivamente acquisì un altro night club, stile western, ma queste attività non ebbero successo e, nel 1954, egli divenne comproprietario del “Vegas Club”.
Dopo ulteriori fallimenti Ruby apre il “Carousel Club”, un nome certamente più familiare nel contesto del caso JFK.
Dopo questo rapidissimo sunto sui primi cinquant’anni di Ruby diamo un’occhiata alle evidenze che l’House Select Committee on Assassinations portò alla luce riguardo alle attività di Jack e ai suoi rapporti con personaggi del crimine organizzato.
Le prove a disposizione dell’HSCA dimostrano che Ruby aveva un significativo numero di relazioni e contatti, diretti e indiretti, con elementi della malavita organizzata. Parte di questi contatti rimandavano ai più potenti capi di Cosa Nostra. Inoltre, Ruby aveva legami con soggetti della criminalità di Dallas.
Il Comitato accertò i rapporti di Ruby, durante gli anni ’30 – ’40, con due killers professionali del crimine organizzato di Chicago, David Yaras e Lenny Patrick. Con quest’ultimo Ruby ebbe una conversazione telefonica durante l’estate del 1963.
Incluso tra i più intimi amici di Ruby era Lewis McWillie, il quale trasferitosi da Dallas a Cuba nel 1958 lavorò nei casinò del gioco d’azzardo dell’Avana fino al 1960.
Nel 1978 McWillie lavorava a Las Vegas. Documenti ufficiali indicano che era in affari, ed aveva stretti rapporti personali, con i più noti rappresentanti del crimine organizzato, tra cui Meyer Lansky e Santos Trafficante.
Nell’agosto del 1959 Ruby fu invitato a visitare Cuba proprio da Lewis McWillie. In quel periodo McWillie era supervisore delle attività del gioco d’azzardo all’Havana Tropicana Hotel. In seguito McWillie fu coinvolto nella campagna per il rovesciamento di Fidel Castro, dopo che quest’ultimo aveva preso il potere defenestrando Fulgencio Batista.
Il Committee scoprì un altro viaggio di Ruby a Cuba, questa volta della durata di un solo giorno, tra l’11 e il 12 settembre 1959. Diversamente dalla Commissione Warren che riteneva questi viaggi delle semplici “vacanze”, il Committee giunse alla conclusione che molto probabilmente Ruby stava svolgendo il ruolo di corriere al servizio di interessi legati al gioco d’azzardo quando volava da Miami all’Avana e ritorno in una sola giornata.
In quel periodo Santos Trafficante si trovava in prigione a Cuba in seguito alla presa di potere di Fidel Castro. Questo fatto gli costò la perdita di tutte le fortune derivanti dalla gestione del gioco d’azzardo, e comunque di tutto ciò che riguardava i suoi affari illeciti sull’isola.
Nel 1976, come conseguenza della legge sulla libertà d’informazione, la CIA desecretò un cablogramma del Dipartimento di Stato ricevuto da Londra il 28 novembre 1963.
In esso si legge: ”Il 26 novembre 1963, un giornalista inglese chiamato John Wilson, e anche conosciuto come Wilson-Hudson, informò l’Ambasciata Americana a Londra del fatto che, durante il 1959, un americano tipo-gangster, di nome Ruby, visitò Cuba. Wilson stesso stava lavorando a Cuba in quel periodo e fu arrestato dal regime castrista per poi essere espulso. In prigione, dice Wilson, incontrò un gangster americano chiamato Santos, il quale non poteva far rientro negli Stati Uniti. Secondo Wilson, mentre era in prigione Santos fu frequentemente visitato da Ruby…”.
Il Committee riuscì ad ampliare informazioni che confermavano il fatto che Wilson fosse stato incarcerato nello stesso campo di detenzione in cui si trovava Santos Trafficante.
L’HSCA investigò altri aspetti delle attività di Ruby che potessero mostrare un legame con elementi del crimine organizzato. Un’estesa analisi delle registrazioni dei costi delle sue telefonate avvenute prima dell’assassinio di Kennedy rivela che Ruby effettuò e ricevette chiamate da individui le cui caratteristiche erano compatibili con chi, direttamente o indirettamente, ha rapporti col crimine organizzato. Tra questi Irvin Weiner, Barney Baker, Harold Tannenbaum, Nofio Pecora, Murray Miller, etc. Eva Grant, sorella di Ruby, testimoniò che Jack aveva parlato in più di una occasione delle sue conversazioni telefoniche con Larry Patrick, noto killer professionista.
(Per chi se la cava con l’inglese QUI troverà informazioni più dettagliate sui vari personaggi citati.)
Ma la vera chicca, per concludere sui rapporti di Ruby con la mafia, sta nel documento che vedete qui sotto. Si tratta di un estratto dall’appendice IX del rapporto dell’HSCA.
Il personaggio continuamente sottolineato in rosso, Joseph Campisi, era considerato il numero due nella gerarchia della mafia di Dallas, ed era in stretti rapporti con i fratelli di Carlos Marcello, il numero uno della mafia di New Orleans.
In queste righe apprendiamo che Ruby, il giorno prima dell’assassinio di JFK, aveva pranzato con il “signor” Campisi, e che quest’ultimo si era pure disturbato a visitare Ruby in carcere, trattenendosi per una decina di minuti, e senza, ovviamente, che la polizia registrasse la conversazione.
Ma tutto questo non bastò al Committee, secondo il quale “NON VI ERANO SUFFICIENTI ELEMENTI PER CONCLUDERE CHE RUBY AVESSE LEGAMI CON LA MAFIA”.
Pazzesco ma vero.
Per quanto concerne la tanto discussa questione del come Ruby fosse entrato nei seminterrati della polizia perfettamente in tempo per ammazzare Oswald, l’HSCA pur non sbilanciandosi in conclusioni definitive troppo penalizzanti per la polizia di Dallas e per la teoria ufficiale in genere, conclude che Ruby non era entrato dalla rampa di accesso su Main Street, e che “probabilmente” era stato “assistito” da qualche poliziotto “in buonafede” nel trovare un diverso accesso per il suo appuntamento con Oswald.
Insomma pure il Committe non credette alla favola di Ruby che “casualmente” si trova a passare di là e decide al momento di ricercarsi un posto nella storia.
E del resto, la costante presenza di Ruby nei locali della polizia di Dallas non potrebbe che confermare la premiditazione del suo atto omicida.
Qui di fianco lo vediamo nel corridoio dove spesso transitava Oswald.
Le immagini in fondo a destra testimoniano la sua presenza all’unica brevissima conferenza stampa di Oswald.
Un ultimo episodio che mi preme segnalare è contenuto nella testimonianza di Nancy Perrin Rich, una donna che aveva lavorato nel club di Ruby, e che dimostra di conoscere molto bene l’assassino di Oswald. Iniziamo col dire che il primo marito di Nancy, tale Robert Perrin, nel corso della guerra civile spagnola degli anni ’30, aveva fornito armi al futuro dittatore Francisco Franco.
Quindi non stiamo parlando del classico uomo comune, o se si vuole, della classica “brava persona”.
Dopo una breve separazione, durante la quale la Perrin aveva lavorato come barista nel club di Ruby, nel luglio del 1962 i due coniugi si riconciliarono. Poiché Robert Perrin non aveva, evidentemente, perso l’abitudine per il traffico e il contrabbando di armi, alla donna capitò di assistere a degli incontri in cui si parlava di piani per trasportare armi a Cuba e contemporaneamente portare anticastristi a Miami. A questi incontri erano presenti un colonnello sempre in divisa, lei e suo marito, un certo Dave (Ferrie?), e degli altri uomini apparentemente cubani. Nancy P. Rich disse alla Commissione Warren che durante il secondo di questi incontri, dopo aver sentito bussare alla porta, si ritrovò di fronte a Jack Ruby. Gli sguardi si incrociarono come se ognuno dei due si chiedesse cosa ci facesse l’altro in quel posto, ma entrambi fecero finta di non conoscersi. Ruby quasi subito si appartò con il colonnello, e dopo un breve colloquio con questi andò via. L’unica apparizione di Ruby a quegli incontri durò circa un quarto d’ora.
La Commissione Warren si guarderà bene dal citare questo episodio nel suo Rapporto, sebbene già allora avesse a disposizione documenti che confermavano il coinvolgimento di Ruby nel traffico di armi verso Cuba.
Al termine di questa pagina su Ruby, voglio far notare la solita mistificazione di coloro che, sostenendo la tesi ufficiale, affermano che Ruby era un pover’uomo, mezzo pazzo, che non avrebbe mai potuto far parte di una cospirazione, in particolare in quella per ammazzare un Presidente.
Intanto, leggendo il contenuto di questa pagina la sensazione è che Ruby non fosse un pover’uomo, e neppure un mezzo pazzo.
E poi dove sta scritto che Ruby fosse consapevole del complotto e quindi del significato del suo gesto?
Se, com’è praticamente certo, Ruby fu costretto a quel gesto, forse perché in debito con qualche mafioso o per qualche altro sconosciuto motivo, la sua partecipazione al complotto sarebbe assolutamente inconsapevole, e probabilmente pure colui che diede l’ordine a Ruby non sapeva quali fossero le reali dimensioni della cospirazione.
Insomma, i cari amici colpevolisti farebbero meglio ad aggiornare il loro debunking system, nel caso, prima, non decidessero di arrendersi e consegnare le armi.