L’accusa contro Lee Harvey Oswald 5 parte

La presunta impresa balistica

Uno degli aspetti più evidenti della malafede e dei pregiudizi della Commissione Warren, è rappresentato dal modo in cui i responsabili dell’inchiesta affrontarono e trattarono la questione della prodezza balistica attribuita ad Oswald, e della presunta abilità di quest’ultimo a sparare con un fucile.

Il Rapporto Warren afferma che Oswald, probabilmente, in un tempo massimo di 5.6 secondi, esplose tre colpi con il suo Mannlicher-Carcano, mettendone a segno 2 che, per precisione e quantità di danni provocati, possono tranquillamente essere definiti come altrettanti prodigi balistici, soprattutto quando scopriamo che la storia di Oswald ci dimostra che egli non era più capace di un mediocre tiratore. E’ questa l’esatta definizione usata dal colonnello Folsom durante la sua testimonianza davanti alla Commissione, anche se diversi commilitoni di Oswald definirono addirittura ridicole le prestazioni col fucile del presunto assassino di Kennedy.

Poiché la Commissione Warren organizzò delle simulazioni al fine di appurare la fattibilità delle performance di tiro attribuite a Lee Harvey Oswald, sarebbe stato giusto cercare il più possibile di ricreare le condizioni in cui si venne a trovare il cecchino presumibilmente appostato alla famosa finestra del sesto piano del Texas School Book Depository.

In teoria, quali caratteristiche avrebbero dovuto avere, e a quali comportamenti avrebbero dovuto rigidamente attenersi, i tiratori che effettuarono i test per conto della CW?

L’elenco sarebbe lungo, ma ci limiteremo alle seguenti condizioni essenziali:

  1. Il tiratore avrebbe dovuto essere dello stesso livello di Oswald, cioè non avere superato i 212 punti durante le esercitazioni militari. Questo punteggio corrispondeva a quello minimo della qualifica di “sharpshooter”, vale a dire la qualifica intermedia del corpo dei Marines.
  2. Il tiratore avrebbe dovuto, come Oswald, sparare solo 3 colpi, e senza alcun tiro di prova.
  3. Il tiratore avrebbe dovuto utilizzare lo stesso fucile di Oswald, e nelle stesse difettose condizioni generali, come rilevato dalle analisi successive dell’FBI.
  4. Il tiratore avrebbe dovuto impiegare non più di 5.6 secondi per sparare i tre colpi.
  5. Il tiratore avrebbe dovuto colpire, almeno due volte su tre, la zona del collo o della testa delle silhouettes utilizzate nella simulazione.
  6. Il tiratore, nei 40 giorni precedenti il test, avrebbe dovuto esercitarsi solo ricaricando e sparando a secco, senza esplodere nemmeno un colpo vero e proprio.
  7. Il bersaglio avrebbe dovuto trovarsi a bordo di un auto che si sarebbe mossa alla stessa velocità della limousine presidenziale.
  8. La visuale del tiratore avrebbe dovuto essere ostacolata dalla presenza di una quercia.
  9. La finestra del tiratore avrebbe dovuto essere aperta per non più di 40-45 cm.
  10. Il tiratore avrebbe dovuto sparare da un’altezza di 20 metri.

La Commissione Warren si preoccupò di far rispettare queste condizioni minime, grazie alle quali avrebbe potuto poi affermare che il test condotto fosse da considerarsi attendibile?

Nemmeno per sogno.

Vediamo rispetto all’elenco di cui sopra, come fu condotta la simulazione.

  1. Furono chiamati 3 esperti tiratori che oltre a non essere del livello di Oswald erano tra i migliori degli Stati Uniti, e forse del mondo intero.
  2. Diversamente da Oswald spararono 6 colpi a testa (con il mirino telescopico). Furono, inoltre, esplosi anche un totale di tre colpi con il mirino di ferro, per un totale complessivo di 21 spari. I tre tiratori effettuarono anche dei tiri di prova.
  3. Fu utilizzato il presunto fucile dell’assassinio, ma solo dopo che questo era stato aggiustato con degli spessori.
  4. Solo 1 volta su 6 fu migliorato il tempo minimo di 4.8 secondi. Due volte su 6 se si considera il tempo massimo di 5.6 secondi attribuito a Oswald.
  5. Solo 1 volta su 21 spari fu colpita la zona del collo o della testa del bersaglio silhouette.
  6. Abbiamo forti dubbi che quei tre esperti tiratori non avessero usato un fucile nei 40 giorni precedenti il test.
  7. I tre “fenomeni” spararono, invece, su bersagli fissi.
  8. Non ci fu alcun ostacolo alla loro visuale.
  9. Anche la condizione dell’apertura massima della finestra fu ignorata.
  10. I tiratori spararono da un’altezza molto inferiore a 20 metri.

Una seria inchiesta, esattamente ciò che la Commissione Warren si guardò bene dall’essere, avrebbe dovuto concludere che Oswald non poteva aver fatto con il fucile il macello che gli veniva addebitato, visto che i migliori tiratori d’America avevano fallito miseramente il tentativo di simulare la performance ipotizzata dalla stessa CW, sebbene gli esperti fucilieri fossero stati scandalosamente avvantaggiati da condizioni molto più favorevoli di quelle in cui si era trovato il presunto e mediocre cecchino.

Wesley Liebeler, un rappresentante legale della Commissione, in un memorandum interno, informò gli illustri membri che il modo in cui era stata trattata la questione rischiava seriamente di screditare l’intero lavoro della Commissione. Fu drammaticamente ignorato.

Il Rapporto Warren concluse che quei tiri non erano difficili, e che le capacità di Oswald gli consentirono di metterli a segno. Credo che in poche altre parti del Rapporto il popolo americano sia stato preso in giro così sfacciatamente.




Nota Personale (VDC) L’assassinio di John F. Kennedy rimane uno degli eventi più dibattuti del XX secolo. Che si creda alla versione ufficiale del “cecchino solitario” o si propenda per ipotesi complottiste, è fondamentale approcciarsi alla questione con rigore intellettuale, consapevoli di due distorsioni cognitive che spesso influenzano il nostro giudizio:
  1. L’Effetto dell’Informazione Errata: Esporre un soggetto a dati inaccurati prima di analizzare un evento può alterarne il ricordo o l’interpretazione, portandolo a costruire narrative coerenti con quelle informazioni iniziali. Nel caso JFK, ciò potrebbe riguardare testimonianze manipolate o documenti decontestualizzati, usati per sostenere tesi opposte.
  2. Il Bias di Conferma: Tendiamo a selezionare e valorizzare solo le prove che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando elementi contraddittori. Questo è particolarmente evidente tra chi difende a priori una teoria (ufficiale o alternativa), trasformando l’analisi storica in uno scontro ideologico.
Un Invito Alla Riflessione Per evitare queste trappole mentali, è essenziale basarsi su fatti concreti e domandarsi: quali elementi hanno riscontri oggettivi? Prendiamo ad esempio i tre colpi esplosi a Dallas:
  • La traiettoria del proiettile che colpì Kennedy e il governatore Connally, definita “ballisticamente unica” da alcuni esperti.
  • La velocità e la precisione richieste per eseguire tre colpi in 8.3 secondi con un fucile Carcano, arma nota per la sua scomodità.
  • Le incongruenze tra i rapporti autoptici e le testimonianze oculari.
Queste anomalie, prese singolarmente, potrebbero essere casualità. Ma la loro combinazione solleva interrogativi legittimi, spingendo a chiedersi: quante "coincidenze" sono necessarie prima di riconsiderare una narrazione? Restare Nel Campo della Logica Non si tratta di abbracciare ciecamente una teoria, ma di interrogare l’evidenza senza pregiudizi. La storia è piena di eventi improbabili, ma quando le improbabilità si accumulano, la ricerca della verità richiede onestà. Sia che si creda a Lee Harvey Oswald come unico colpevole, sia che si sospetti una regia occulta, l’importante è evitare scorciatoie mentali.

L’invito è a preservare l’elasticità del pensiero. La verità storica spesso risiede nelle sfumature, non nelle certezze assolute. Esplorate, dubitate, confrontate le fonti... ma fatelo per voi stessi, non per confermare un’ideologia.

Grazie per aver letto fino qui 😊