Evidenze di complotto al secondo piano del Texas School Book Depository

Quasi tutte le persone di questo mondo sanno cosa avvenne a Dallas il 22 novembre 1963. Ma solo una bassissima percentuale di esse è a conoscenza di ciò che avvenne, 90 secondi dopo la sparatoria, nella sala mensa del secondo piano del Texas School Book Depository. Pochissimi, oltre agli addetti ai lavori, conoscono nel dettaglio le possibili circostanze che avrebbero determinato l’incontro tra il presunto assassino Lee Harvey Oswald, e il poliziotto Marrion Baker, i quali si trovarono faccia a faccia nella sala mensa, solo un minuto e mezzo dopo il colpo fatale alla testa del Presidente Kennedy.
La polizia di Dallas prima, e l’FBI dopo, convinti troppo presto della colpevolezza di Oswald, non si preoccuparono di considerare che quell’episodio avrebbe potuto rappresentare un alibi per il presunto assassino. La domanda che i due organismi investigativi evitarono di porsi, in buona o malafede, è la seguente:

poteva Oswald aver sparato tre colpi di fucile dalla finestra del sesto piano, ed essersi trovato, 1 minuto e mezzo dopo, nella sala mensa del secondo piano, prima che vi arrivasse il poliziotto Baker?

La Commissione Warren fu costretta, pressata da alcuni articoli sui giornali, ad effettuare delle simulazioni cronometrate per cercare di rispondere all’interrogativo di cui sopra.

Il 20 marzo 1964 lo stesso poliziotto Baker, e l’agente John Howlett del servizio segreto, che prese le parti di Oswald, provarono con due distinte ricostruzioni a ripetere ciò che era presumibilmente accaduto il 22 novembre dell’anno precedente.

Ma prima di parlare dei tempi risultanti da quelle simulazioni, vediamo un po’ di ricostruire i movimenti dei due protagonisti, in particolare quelli del poliziotto Marrion Baker, il cui comportamento può essere desunto non solo dalla sua testimonianza, ma anche da un filmato che lo vedeva inconsapevole protagonista.

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1 – Il quadratino giallo indica il punto in cui si trovava Baker quando fu esploso l’ultimo sparo. Ci vollero pochi istanti per arrivare davanti al deposito e parcheggiare la moto nel punto indicato dal quadratino rosso.

Bakerrun

2 – In questo collage di fotogrammi tratti dal filmato del cameraman Malcolm Couch, che iniziò a riprendere subito dopo l’ultimo sparo, vediamo Marrion Baker correre verso l’entrata del deposito dei libri. Nel primo cerchio a sinistra si riesce a distinguere la sua moto. Dalle testimonianze dello stesso Baker, di Couch, Truly, e altri, è possibile concludere che il poliziotto non impiegò più di 15-20 secondi per arrivare all’ingresso del deposito, contando a partire dal momento dell’ultimo colpo.

Baker testimoniò alla Commissione Warren di aver sentito il primo sparo dopo aver svoltato da Main su Houston Street. Avendo notato dei piccioni volare via dal tetto del deposito che si trovava di fronte a lui, pensò che i colpi provenissero da quell’edificio, e, quasi contemporaneamente all’ultimo sparo, mentre si trovava a circa 60 metri dal Book Depository, accelerò portandosi nei pressi dell’entrata. Parcheggiò la moto e corse verso l’ingresso, dove trovò il direttore Roy Truly che lo guidò all’interno del deposito. In tutta fretta attraversarono diagonalmente l’edificio per portarsi agli ascensori sul lato nord-ovest, e dopo aver compreso che erano bloccati ai piani superiori, si lanciarono su per la tromba delle scale verso il tetto dell’edificio, dove Baker dichiarò di essere intenzionato ad arrivare. Poiché l’ingresso principale del deposito non era al livello della strada, ma su un piano rialzato che era considerato il primo piano, i due uomini dovettero salire solo una ventina di gradini di due rampe di scale per ritrovarsi sul pianerottolo del secondo piano. Il primo ad arrivarvi fu Truly, che precedeva di poco Baker. A questo punto, anziché continuare a seguire Truly verso il terzo piano, Baker varcò a sinistra la porta che dal pianerottolo conduceva in pochi passi alla sala mensa, e all’interno di questa vide Oswald. Puntandogli la pistola gli chiese chi fosse, ma fu immediatamente tranquillizzato da Truly, il quale gli disse che si trattava di un dipendente del deposito. Baker e Truly, quindi, ripresero la loro corsa verso i piani superiori.

mappa secondo piano

3 – Come vediamo nella cartina e nelle immagini qui a sinistra, appena Truly e Baker sbucarono sul pianerottolo del secondo piano si trovarono di fronte, a una distanza di 5-6 metri, la porta indicata con la lettera A. Varcando quella porta e girando a sinistra si entra dopo pochi passi nella sala mensa. Dal vetro della porta A non è visibile l’ingresso del refettorio, per chi arriva sul pianerottolo provenendo dal primo piano, e poichè la porta A si chiude grazie a un congegno automatico, ancora prima che questa si possa chiudere, chi l’ha attraversata non è più visibile da chiunque si trovi a sbucare sul pianerottolo. A meno che costui non si fermi proprio dietro quel vetro. Poichè Roy Truly non vide nessuno quando per primo arrivò sul pianerottolo, né tantomeno notò che quella porta si stesse chiudendo, è chiaro che quando, un secondo dopo, anche Baker giunse sul pianerottolo quella porta non poteva che essere chiusa. E se qualcuno l’avesse varcata prima dell’arrivo di Truly, questa persona, a maggior ragione, non sarebbe stata vista dal poliziotto Baker. Se, dunque, scartiamo la possibilità che Oswald volesse farsi vedere da Baker fermandosi dietro quel vetro, dobbiamo ritenere dubbia la “fugace visione” dichiarata da Baker, o, in alternativa, concludere che Oswald provenisse non dal sesto piano ma dal primo, dopo essere passato dalla zona degli uffici adiacenti alla sala mensa.

Vediamo adesso cosa, presumibilmente, dovette fare Oswald per arrivare su quello stesso pianerottolo dopo aver sparato a Kennedy.

Siccome sul Mannlicher-Carcano, presunto fucile dell’assassinio, non furono trovate impronte leggibili, e sicuramente non ne fu trovata alcuna lì dove avrebbero dovuto essere, dobbiamo pensare che l’assassino si preoccupò di ripulire l’arma. Dopo questa operazione Oswald, con un andatura che non fosse udibile dalle persone che si trovavano al piano inferiore (il pavimento era in legno), dovette percorrere alcune decine di metri per portarsi all’angolo nord-ovest del deposito, nascondere molto bene il fucile fra casse di libri del peso di 25 chili l’una, scendere quattro piani, e dopo aver superato i 6 metri del pianerottolo, e una porta, entrare a sinistra in sala mensa. Tutto questo facendo in modo da non apparire affaticato, o senza fiato, al direttore Truly e al poliziotto Baker. Questi ultimi, entrambi, dichiararono che Oswald era rilassato e tranquillo, e non mostrava nulla che facesse sospettare minimamente quello di cui fu in seguito accusato.

L’agente speciale John Howlett, provando ad imitare Oswald, portò un fucile dall’angolo sud-est del sesto piano, seguendo la facciata est, fino all’angolo nord-est. Posò il fucile sul pavimento, vicino al punto in cui il fucile di Oswald era stato effettivamente trovato dopo l’assassinio. Quindi Howlett scese le scale fino al pianerottolo del secondo piano ed entrò nel refettorio.

E veniamo ora ai tempi delle ricostruzioni.

Nella prima prova, cronometrata dal momento e dal punto in cui Baker udì l’ultimo sparo, quest’ultimo entrò nella sala mensa del secondo piano dopo un minuto e trenta secondi. Nell’altra impiegò un minuto e quindici secondi.

Riguardo a Howlett-Oswald, il primo esperimento compiuto a passo normale, richiese un minuto e diciotto secondi; il secondo, a passo affrettato, un minuto e quattordici secondi. Né dopo il primo, né dopo il secondo esperimento Howlett appariva affannato.

Ricapitoliamo. Considerando il tempo più lungo di Howlett-Oswald (1 e 18) e il tempo più breve di Baker (1 e 15), Oswald sarebbe arrivato 3 secondi dopo l’agente. In altre parole, Oswald avrebbe avuto un alibi, fondato sulla testimonianza del poliziotto Marrion Baker.

Anche se si considera il tempo più breve di Howlett-Oswald (1 e 14) e il tempo più lungo di Baker (1 e 30), mancano a Oswald solo 16 secondi, secondo i controlli compiuti dalla Commissione, per avere questo alibi. Ma esaminando attentamente alcuni punti, i sedici secondi che separano Oswald da un verdetto di innocenza possono essere ridotti a zero. Eccoli di seguito:

1. A differenza dell’agente Howlett che durante la ricostruzione si limitò a posare il fucile in un punto della zona nord-est del sesto piano, Oswald, si dice, nascose l’arma tra, o sotto, alcune scatole del peso di 25 chili l’una.

2. In relazione alla ricostruzione del tempo più lungo di Baker, e cioè quella che non concede alcun alibi a Oswald, la Commissione non fa alcun cenno alla dichiarazione del poliziotto il quale affermò che l’andatura era stata lenta (“abbiamo camminato”). E’ alquanto inverosimile che il 22 novembre Baker, il quale era tanto eccitato da estrarre la pistola e che secondo le affermazioni di Truly era stato talmente veloce da trovarsi all’ingresso del TSDB contemporaneamente alla fine della sparatoria, possa essersi limitato a “camminare”.

3. Dal dialogo tra il rappresentante della Commissione, Allen Dulles, e il poliziotto Baker, si evince che la ricostruzione del tempo di Baker fu cronometrata, scorrettamente, fino al momento in cui il poliziotto arrivò alla porta del refettorio, mentre il cronometro doveva essere fermato nel primo momento utile in cui Oswald poteva essere visto, e cioè nell’attimo in cui Truly, che precedeva Baker, giungeva sul pianerottolo del secondo piano.

Leo Sauvage ha scritto:

“Bisogna congratularsi con la Commissione Warren per aver esaminato la possibilità che il condannato potesse avere un alibi? No, perché è ben lontana dall’aver condotto questo controllo con l’obiettività che ci si sarebbe dovuti attendere ed esigere da Lei.

E’ un principio basilare del diritto americano, come del resto del diritto moderno in generale, che ogni esitazione, ogni incertezza, ogni ambiguità vadano interpretate a vantaggio dell’accusato”.

Comunque, nonostante le scorrettezze nell’effettuazione delle ricostruzioni, la Commissione Warren riuscì a dimostrare la concreta possibilità che Oswald avesse un alibi.

Ma perché Baker, una volta arrivato sul pianerottolo del secondo piano, invece di seguire Truly che era già a metà strada tra il secondo e il terzo piano, decise di varcare la porta che conduceva alla sala mensa?

“Quando Baker raggiunse il secondo piano, – dice il Rapporto Warren – si trovava a oltre sei metri dalla porta dell’atrio. Pensava di continuare a svoltare alla sua sinistra verso la scala che conduce al piano superiore, ma, dal vetro della porta, ebbe la fugace visione di un uomo che attraversava l’atrio in direzione del refettorio”.

Leggiamo ancora da Sauvage:

“La porta tra il pianerottolo e l’atrio, che ha in alto una finestrella rettangolare, è mantenuta chiusa da uno speciale congegno e non si trova esattamente di fronte alla porta del refettorio che rimane, invece, sempre aperta. La distanza tra le due porte, quella dell’atrio e del refettorio, corrisponde a circa due passi. Affinché dalla finestrella della porta dell’atrio, un uomo che abbia già oltrepassato quella stessa porta, possa essere visto da un altro uomo che corre da una scala all’altra, occorre che, nell’attimo in cui l’uomo dell’atrio muove il passo che lo allontanerà dal vetro, l’uomo del pianerottolo abbia raggiunto e non oltrepassato un punto estremamente preciso del pianerottolo.

Pur non volendo escludere la possibilità di tale, ennesima, coincidenza, c’è un altro dettaglio che complica ulteriormente le cose. Siccome Baker era preceduto da Truly, il quale Truly non ha visto niente, ne consegue che, se Oswald era appena sceso dal sesto piano, aveva già oltrepassato la porta dell’atrio (che risultava già ben chiusa) nel momento in cui Truly sbucava sul pianerottolo. E dato che, nell’atrio, basta un solo passo per uscire dalla già precaria visuale di un uomo appena arrivato sul pianerottolo, la possibilità che Oswald fosse ancora visibile nel momento in cui Baker giungeva al punto del pianerottolo dal quale poteva vederlo, è concepibile solo se si accetta l’inverosimile ipotesi che Oswald si sia fermato nell’atrio per farsi vedere”.

La difficoltà è talmente palese che il Rapporto Warren non può ignorarla. Finendo, come in altri casi, per dimostrare il contrario delle sue conclusioni, o quantomeno per accettare l’inverosimile ipotesi appena accennata, il Rapporto enuncia il problema in questi termini:

“Siccome la porta dell’atrio si trova a soli pochi piedi dalla porta del refettorio, l’uomo aveva dovuto entrare nell’atrio uno o due secondi soltanto prima che Baker giungesse in cima alle scale. E pertanto aveva dovuto oltrepassare la porta dell’atrio prima che Truly raggiungesse l’ultimo gradino, poiché Truly non l’ha visto. Se l’uomo fosse passato dall’atrio al refettorio, Baker non avrebbe potuto vederlo”.

Non possiamo essere matematicamente certi che Oswald non avesse appena varcato quella porta, ma la logica, oltre alla tempistica, tende con decisione ad escludere la possibilità che Oswald fosse appena sceso dal sesto piano, e quindi che avesse appena sparato al Presidente.

Poiché non ha senso credere che Marrion Baker stesse mentendo quando riferiva la fugace apparizione di un uomo attraverso il vetro della porta sul pianerottolo, e siccome al di là di quel vetro c’era solo Oswald, è possibile una spiegazione che non preveda l’eventualità che Oswald avesse appena varcato quella porta?

Anche in questo caso, come in tanti altri, esiste una soluzione molto più semplice e probabile delle contorte spiegazioni proposte dalla Commissione Warren.

Alcuni testimoni avevano visto Oswald, verso mezzogiorno, nella domino room del primo piano. Lo stesso Oswald dichiarò di avervi consumato il pasto, e di essere poi salito nel refettorio del secondo piano per prendere una bibita dal distributore automatico. E’ assolutamente possibile che Baker vide Oswald dietro quel vetro, ma è altrettanto possibile, se non probabile, che Oswald stesse provenendo dal primo piano e che, quindi, dovette percorrere il corridoio dietro quella porta dopo essere passato dall’ufficio della signora Reid.

Alcuni sostenitori della tesi ufficiale affermano che Oswald si nascose nella sala mensa dopo aver sentito Baker e Truly che stavano salendo le scale. Ma se così fosse stato, per quale motivo Oswald avrebbe scelto di intrappolarsi nella sala mensa, quando girando a destra della porta sul pianerottolo avrebbe evitato la possibilità di essere visto, ma soprattutto avrebbe guadagnato in anticipo l’opportunità di uscire dal deposito, facendo un po’ prima quello che comunque avrebbe fatto in seguito?

L’unica risposta che la Commissione Warren riuscì a dare a tanti legittimi interrogativi come questo, fu la comoda presunzione che Oswald fosse mentalmente instabile, per cui non era possibile alcuna interpretazione logica basata sul suo modo di fare. Ma quando le tornò utile la CW non ebbe alcuna esitazione a spiegare razionalmente i comportamenti di Oswald, se l’incoerente metodo d’indagine potesse servire in qualche modo a condannarlo come unico responsabile della morte di John kennedy.

Giuseppe Sabatino

NOTA FINALE PERSONALE DI VDC: Rimani intellettualmente onesto, fallo per te.

Ricordandoci dell'effetto del Bias cognitivo Informazione Errata: un'informazione errata data al soggetto prima del richiamo di un evento (o dello studio di esso) porta a delle modifiche nel ricordo che tendono ad essere coerenti con l'informazione errata.

E anche del Bias di conferma Scorciatoia Mentale Errata: si verifica in particolar modo tra i sostenitori di ideologie. Nello specifico, è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale.

Che siate per la teoria ufficiale o per teoria del complotto, manteniamo una mente elastica cercando di rimanere nei fatti concreti, oggettivi ma anche logici...ossia esistono le casualità, ma se si combinano uno dietro l'altro sono altamente improbabili. Un Esempio concreto: Tre colpi. Tre traiettorie uniche, rare e particolari.

Il resto è lasciato alla vostra intelligenza.