L’accusa contro Lee Harvey Oswald 3 parte

I movimenti di Oswald prima della sparatoria

La mattina dell’assassinio un certo numero di impiegati del deposito stavano rifacendo la pavimentazione del sesto piano. Circa 15 minuti prima di mezzogiorno questi impiegati decisero di fare la pausa pranzo, e utilizzando il montacarichi, che si trovava nell’angolo nord-est del deposito, scesero al primo piano. Mentre scendevano videro Oswald fermo, al quinto piano, vicino alla porta del montacarichi (6H349), dove egli stava urlando che gli mandassero su l’ascensore per poter scendere (3H168) (6H337).

Uno di quella squadra di posatori, Charles Givens, disse alla Commissione che tornando al sesto piano intorno alle 11.55, per prendere le sigarette, vide che Oswald era li. Il Rapporto Warren attribuisce grande importanza al racconto di Givens, definendolo “un ulteriore testimonianza che collegava Oswald nel punto dal quale provennero gli spari”.

Nessuna testimonianza era necessaria per collegare Oswald al sesto piano. Egli lavorava li, per cui la sua presenza su quel piano non dimostrava assolutamente nulla.

Comunque, il Rapporto aggiunge che Givens fu l’ultimo impiegato che vide Oswald all’interno del deposito prima dell’assassinio, cedendo tanto disonestamente al pregiudizio contro Oswald da alludere che egli rimase al sesto piano per 35 minuti fino al momento della sparatoria.

Sebbene non di centrale importanza ai fini del coinvolgimento di Oswald nella sparatoria, ci sono molti aspetti delle dichiarazioni di Givens che gettano una luce sfavorevole sulla loro veridicità.

Sembra illogico che Oswald volesse andare al sesto piano dopo aver chiesto che gli mandassero su al quinto un’ascensore per scendere al primo piano; a parte questo, il muoversi continuamente da un piano all’altro faceva parte del suo lavoro.

Il tenente Jack Revill e l’ispettore Herbert Sawyer testimoniarono che Givens era stato portato in centrale, il pomeriggio dell’assassinio, per fare una dichiarazione sul fatto che aveva visto Oswald al sesto piano. Comunque, le registrazioni radio indicano che Givens vi fu portato perchè sotto sorveglianza per problemi di droga, ed inoltre era scomparso dal deposito (23H873). Lo stesso Givens confermò che gli era stato chiesto di fare una dichiarazione, ma non in riferimento a Oswald (6H355). Infatti, una sua dichiarazione resa, e firmata, il 22 novembre 1963, non fa alcuna menzione di un ritorno al sesto piano per recuperare le sigarette e del conseguente incontro con Oswald (24H210).

Anche Bill Shelley faceva parte della squadra che lavorò alla ripavimentazione del sesto piano, e che alle 11.45 si fermò per il pranzo. Egli testimoniò in modo molto chiaro e preciso che mentre si trovava al primo piano vide Oswald vicino al telefono (7H390). Nel Rapporto Warren non esiste traccia di questa dichiarazione.

A pagina 156 del Rapporto si legge che “Oswald fu visto nelle vicinanze dell’angolo sud-est del sesto piano approssimativamente 35 minuti prima dell’assassinio, e che da quel momento nessuno lo aveva visto in un altro posto del deposito, se non dopo la sparatoria”.

Una nota a piè di pagina indica CE 1381 come fonte dell’informazione secondo cui nessuno vide Oswald tra le 11.55 e le 12.30. Il reperto 1381 consiste di 73 dichiarazioni rese all’FBI da tutti gli impiegati presenti nel deposito il 22 novembre 1963. Il consigliere generale della Commissione, Lee Rankin, ordinò all’FBI di chiedere agli impiegati se avevano visto Oswald al momento degli spari, senza che nelle domande si facesse alcun riferimento al periodo 11.55-12.30. E’ ovvio, quindi, che seppure qualche impiegato avesse visto Oswald poco prima della sparatoria, non avrebbe indicato quel dettaglio perchè non richiesto dalla domanda. Ed infatti nessuno di loro vi accennò.

La Commissione, però, sapeva di almeno due testimoni che avevano dichiarato di aver visto Oswald tra le 11.55 e le 12.30, ma soppresse queste informazioni dal Rapporto, e mentì nel dire che nessuno aveva visto Oswald in quel periodo, citando una incompleta ed irrilevante indagine a supporto della falsa affermazione

L’impiegato Eddie Piper fu interrogato due volte dall’avvocato Ball, e in una delle sue apparizioni venne fuori la dichiarazione resa alla polizia di Dallas, il 22 novembre 1963, nella quale affermava che a mezzogiorno aveva visto e parlato con Oswald al primo piano. Oswald gli disse che stava andando a mangiare. (6H383) (19H499).

Piper sembrò certo di questo, e fu molto credibile nel riportare le circostanze del suo breve incontro con Oswald. Ma questo episodio era in netta contraddizione con la categorica affermazione del Rapporto, secondo cui nessuno aveva visto il presunto assassino tra le 11.55 e le 12.30. Il Rapporto si guarda bene dal citare questa parte della testimonianza di Piper, e riportando esattamente ciò che era l’opposto della realtà, lo definisce “testimone confuso”. Piper, invece, fu capace di descrivere gli eventi successivi alla sparatoria in modo molto simile alla sequenza conosciuta dei fatti, e non esisteva ragione per non doverlo ritenere un testimone attendibile.

Il fatto che Oswald fosse al primo piano alle 12.00 non preclude la possibilità che egli potesse poi trovarsi al sesto alle 12.30. Ma l’aspetto significativo sta proprio nella soppressione di un episodio che contraddiceva le presunte evidenze presentate nel Rapporto.

Nonostante il fatto, tanto incomprensibile quanto imperdonabile, che gli interrogatori di Oswald non fossero stati verbalizzati e nemmeno registrati, le sue dichiarazioni in riferimento al dove e con chi egli aveva pranzato, trovano d’accordo quasi tutti i presenti a quegli interrogatori. Secondo il capitano Fritz, Oswald disse di aver pranzato con alcuni ragazzi di colore che lavoravano con lui. Uno di essi era chiamato Junior, e l’altro, di cui non conosceva il nome, era un pò basso di statura. Stando alla testimonianza dell’agente dell’FBI James Bookhout, Oswald disse di aver mangiato da solo nella sala mensa e che nel frattempo alcuni suoi colleghi di colore erano passati da lì. Uno si chiamava Junior e l’altro era un individuo di bassa statura che avrebbe riconosciuto se lo avesse rivisto. L’ispettore Thomas Kelley, infine, riferisce sull’episodio più o meno le stesse cose del capitano Fritz.

Quasi sicuramente la versione esatta era quella di Bookhout, in quanto corrispondeva a ciò che testimoniarono i due colleghi di Oswald.

James Jarman era un impiegato di colore del deposito libri. Il 22 novembre egli si fermò per il pranzo alle 11.55 circa, si lavò, prese il suo panino, comprò una coca e andò al primo piano a mangiare, stando in piedi nei pressi di una finestra. Dopo aver finito il suo pasto, insieme ai colleghi Harold Norman e Danny Arce, uscì dal deposito dall’entrata principale.

Anche Harold Norman, uomo di colore di modesta statura, consumò il suo pasto al primo piano, ma nella sala del domino, abitualmente usata anche come sala mensa. Norman dichiarò durante la sua testimonianza alla CW che qualcun altro mangiò con lui in quel locale, ma non ricordava chi fosse.

E questo è un fatto davvero molto strano, se si considera che gli avvenimenti di quel giorno avrebbero dovuto stimolare sensibilmente la memoria. Altrettanto curioso fu il modo in cui l’interrogato e l’interrogante cambiarono immediatamente l’oggetto del discorso.

Comunque sia Jarman che Norman dichiararono di essersi incontrati al primo piano dopo aver finito di mangiare, e di essere usciti insieme ad un altro collega.

Come poteva sapere Oswald che quei due erano stati insieme intorno all’ora di pranzo, se egli, come vuol far credere il Rapporto, si trovava al sesto piano?

Le testimonianze di Fritz, Bookhout e Kelley non lasciano dubbi sul fatto che Oswald riferì di aver visto insieme, al primo piano, i due colleghi di colore. Aveva per caso tirato ad indovinare?

Questi, in realtà, sono pesanti indizi che puntano decisamente alla possibilità che Oswald fosse nella domino room quando Jarman e Norman avevano già terminato il pasto. Ciò significa che, tra le 12.00 e le 12.10, Oswald si trovava molto probabilmente al primo piano del deposito. E le testimonianze di Bill Shelley e Eddie Piper non fanno altro che avvalorare questa ipotesi.

A sostegno delle evidenze di cui sopra, ci sono le dichiarazioni di Carolyn Arnold, una testimone cruciale che affermò di aver visto Oswald al primo piano tra le 12.10 e le 12.15. Il suo racconto fu omesso sia dal Rapporto che dai volumi dei reperti e delle udienze. Fu solo in seguito alle diligenti ricerche di Harold Weisberg che venne alla luce un rapporto dell’FBI relativo a un primo interrogatorio della Arnold. In questo documento datato 26 novembre 1963, la segretaria diceva che il giorno dell’assassinio, tra le 12.00 e le 12.15, lasciò il suo ufficio per assistere al corteo presidenziale. Mentre si trovava di fronte all’entrata del deposito vide di sfuggita Lee Harvey Oswald nel corridoio tra l’ingresso principale e il magazzino situato al primo piano. Non era sicurissima che si trattasse di Oswald ma pensava che fosse lui. Erano circa le 12.15 (CD5:41). Il reperto 1381, di cui abbiamo già accennato, contiene una seconda (ed ultima) dichiarazione della Arnold, la quale nella circostanza non fa alcun riferimento ad Oswald solo perchè la domanda posta dall’FBI chiedeva esclusivamente del momento della sparatoria.

Nel 1978, intervistata dal ricercatore Anthony Summers, Carolyn Arnold si mostrò molto sorpresa del modo in cui era stata riportata la sua prima dichiarazione. La donna disse a Summers di essere certa di aver visto Oswald seduto nella sala mensa del secondo piano, quando vi era entrata per bere un bicchiere d’acqua. Era incinta, e le capitava spesso di avere sete. Secondo la Arnold erano circa le 12.15. Siccome è estremamente improbabile, poichè non aveva alcun interesse a farlo, che la Arnold potesse essersi inventata la storia della bevuta e del conseguente avvistamento di Oswald, l’unica spiegazione possibile, della differenza tra il rapporto dell’FBI e la dichiarazione postuma della Arnold, è che gli agenti riportarono scorrettamente le dichiarazioni della donna in riferimento al posto e all’ora in cui aveva visto Oswald. Infatti, la Arnold, avrebbe messo in discussione la propria credibilità, modificando la sua testimonianza dopo 15 anni senza alcun reale motivo per farlo. E nemmeno la si può accusare di filocomplottismo maturato nel tempo, visto che anche la prima versione della sua testimonianzaa era favorevole a Oswald. Il problema, a mio avviso, era che la seconda versione dichiarata a Summers, probabilmente quella originale, sarebbe stata avvalorata dal poliziotto Baker e dal direttore Truly, i quali videro Oswald, subito dopo l’assassinio, nella stessa sala mensa indicata nella dichiarazione postuma della Arnold. E questa concomitanza di indizi non avrebbe certo aiutato la CW a collocare Oswald alla finestra del sesto piano, per cui è molto probabile che vi fu una manipolazione delle prime dichiarazioni dell’impiegata del deposito. Le colleghe che erano insieme alla Arnold quando lei scese in strada per assistere al corteo, dichiararono alla Commissione Warren di non aver visto Oswald. Ma nessuna di esse era entrata, come la Arnold, in sala mensa. E non vi era alcun motivo perchè la Arnold informasse le sue colleghe di aver appena visto Oswald.

Comunque, al di là delle differenti versioni, resta il fatto che la Arnold vide Oswald in un luogo comunque abbastanza distante dal sesto piano, e ad un’ora in cui il presunto assassino doveva già trovarsi dietro la finestra del presunto covo.

La Commissione Warren si guardò bene dall’approfondire le dichiarazioni della credibile testimone.

La Arnold, infatti, fu ignorata dagli inquirenti e dal Rapporto, e a tutt’oggi la sua prima dichiarazione all’FBI, sebbene probabilmente alterata, è praticamente introvabile nella documentazione della CW.

In conclusione, quindi, una seria indagine avrebbe considerato, in base alle testimonianze disponibili, la concreta possibilità che Oswald avesse consumato il pasto nella domino room del primo piano, per poi salire al secondo a prendersi una coca dal distributore che si trovava nella sala mensa, all’interno della quale il poliziotto Baker lo vide un minuto e mezzo dopo la fine della sparatoria.

Invece gli inquirenti, pur non avendo testimoni che collocassero Oswald al sesto piano durante la sparatoria o immediatamente prima, accettarono la falsa testimonianza del drogato Charles Givens, il quale posizionava Oswald al sesto piano intorno alle 11.55, contraddicendo palesemente almeno due suoi colleghi. Ma anche Bonnie Ray Williams, che testimoniò di aver pranzato al sesto piano tra le 12.00 e le 12.15, screditò le dichiarazioni di Givens affermando di non aver visto nessuno.

Insomma, come spesso capitò nella conduzione delle indagini, non sembrava essere tanto importante l’accertamento della verità, ma appariva necessaria la conclusione secondo cui il solo Oswald fosse colpevole.

NOTA FINALE PERSONALE DI VDC: Rimani intellettualmente onesto, fallo per te.

Ricordandoci dell'effetto del Bias cognitivo Informazione Errata: un'informazione errata data al soggetto prima del richiamo di un evento (o dello studio di esso) porta a delle modifiche nel ricordo che tendono ad essere coerenti con l'informazione errata.

E anche del Bias di conferma Scorciatoia Mentale Errata: si verifica in particolar modo tra i sostenitori di ideologie. Nello specifico, è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale.

Che siate per la teoria ufficiale o per teoria del complotto, manteniamo una mente elastica cercando di rimanere nei fatti concreti, oggettivi ma anche logici...ossia esistono le casualità, ma se si combinano uno dietro l'altro sono altamente improbabili. Un Esempio concreto: Tre colpi. Tre traiettorie uniche, rare e particolari.

Il resto è lasciato alla vostra intelligenza.