I portavoce della teoria ufficiale johnkennedy.it

I portavoce della teoria ufficiale
Le omissioni, le fantasie e le imprecisioni di johnkennedy.it

Premessa per i lettori

Dal mese di novembre del corrente anno 2007, il sito johnkennedy.it si è dato una nuova veste grafica, modificando sensibilmente anche i contenuti testuali, sebbene, ovviamente, le tesi di fondo restino quelle di sempre. L’amministratore di quel sito, comunque, ha eliminato quasi completamente tutti gli spunti che hanno determinato le critiche esposte in questa mia pagina dedicata all’analisi degli errori di jk.it. Chissà se Federico Ferrero ammetterà mai il fatto che queste mie critiche hanno notevolmente condizionato alcuni contenuti della sua ennesima versione di johnkennedy.it. Qualora si decidesse a farlo, la presente pagina sarà cancellata dal mio sito.

A mio avviso, a parte le ovvietà, quasi niente è condivisibile di ciò che leggiamo nel sito johnkennedy.it, e non potrebbe essere altrimenti, visto che le principali fonti di riferimento sono i libri di Verdegiglio e Posner. Comunque, all’autore va onestamente riconosciuta una capacità dialettica grazie alla quale qualcuno potrebbe anche ritenere che le conclusioni proposte siano attendibili.

Ma nel momento in cui il moderatore di jk.it tenta un approfondimento degli aspetti fondamentali dell’assassinio, e deve provare a sostenere in modo convincente le proprie teorie, ecco che le qualità di comunicatore si trasformano improvvisamente in una esposizione dei fatti che non potrebbe essere più confusionaria ed insensata.

Per far comprendere meglio questo poco edificante giudizio introduttivo, passo subito ad esaminare il modo in cui jk.it ricostruisce la dinamica dell’attentato. Chiariamo subito che, in questo caso, jk.it rifiuta le spiegazioni offerte dalle due inchieste ufficiali, delle quali, però, apprezza incondizionatamente le conclusioni.

La sparatoria in Dealey Plaza

L’autore non impiega molto ad offrirci la prima discutibile affermazione, dato che attribuisce al film di Zapruder il merito di aver chiarito con relativa certezza ciò che avvenne il 22 novembre 1963. Certo, quel breve filmato chiarisce molto bene la colossale menzogna che le inchieste ufficiali hanno raccontato al popolo americano. Senza Zapruder la Commissione Warren non avrebbe incontrato grossi ostacoli a sostenere la logica del folle solitario, e io non sarei qui a criticare un sito che probabilmente non esisterebbe nemmeno. Quindi, il film di Zapruder non avvalora affatto la tesi ufficiale, come jk.it tende a far credere, ma al contrario, e senza alcun dubbio, la demolisce.

Poiché l’autore è forse consapevole che la sua ricostruzione della sparatoria non sarà molto affidabile (eufemismo), ha bisogno di puntellarla preliminarmente con tre precisazioni che corrispondono ad altrettante falsità:

  1. E’ falso, infatti, che un proiettile fu trovato addosso al governatore Connally.
  2. Non esiste, altresì, alcuna prova che un proiettile fu trovato sulla barella di Connally. Ci volle un abuso d’ufficio dell’avvocato Arlen Specter perché si trasformasse in prova quella che era soltanto una deduzione funzionale all’ipotesi concepita dal fantasioso legale della Commissione.
  3. Sebbene i periti dell’FBI conclusero, non senza incertezze, che il proiettile intero e i frammenti più grandi trovati nella limousine erano stati sparati dal Mannlicher-Carcano, è assolutamente falso che sia stato dimostrato scientificamente il collegamento del fucile italiano con i frammenti estratti dai corpi di Kennedy e Connally, come vuol far credere jk.it. La Commissione Warren non ritenne di dover rendere pubblici i risultati dell’analisi spettrografica, che l’FBI condusse per comparare i frammenti trovati nella limousine a quelli recuperati nelle ferite delle vittime. Il fondatore di jk.it vorrà certamente spiegare ai suoi lettori perché la CW decise di nascondere documenti che non avrebbero certamente compromesso la sicurezza nazionale, e che in teoria avrebbero dovuto confermare la colpevolezza di Oswald, o comunque dimostrare il fatto che a sparare era stato solo il Mannlicher-Carcano trovato al sesto piano del deposito.

Sarà forse che quelle analisi avrebbero dimostrato l’esatto opposto di ciò che si aspettava la Commissione?
La risposta è “SI”, almeno in base a recenti studi effettuati su quei reperti.

Il primo colpo

L’esame del primo sparo evidenzia subito la tendenza dell’autore a interpretazioni molto personalizzate. Si afferma che il primo colpo arriva al fotogramma Z160, per poi ammettere qualche dubbio, e correggere il tiro allargando l’intervallo a Z160-Z166. Non si cita alcuna fonte a conferma della validità della collocazione temporale dello sparo, ma si sostiene una sconclusionata pseudo-teoria, che possiamo denominare “andando a ritroso”, secondo cui i momenti del secondo e del terzo sparo dimostrerebbero, di per sé, l’esattezza della collocazione del primo. Si tratta certamente di un modo molto singolare per ricostruire una sparatoria, ed è una grande fortuna che nel mondo reale questo sistema non trovi applicazione. Inoltre, è degno di nota il fatto che, prima del recente restyling del sito, jk.it sosteneva che il primo sparo era arrivato tra i fotogrammi Z166 e Z190, e in seguito, con una sconcertante deduzione matematica, ipotizzava l’arrivo del secondo proiettile 3.4 secondi dopo il primo, quando aveva appena affermato di non sapere esattamente quando il primo colpo era stato esploso. Sono certo che gli astrusi conteggi sono stati corretti grazie alle mie critiche nel forum di jk.it, dal quale sono stato escluso, e non ringraziato. Ma andiamo avanti.

Siccome il primo sparo andò a vuoto, e l’autore ci deve spiegare come il cecchino avrebbe potuto mancare il bersaglio (e tutti i 14 mq della limousine) da una distanza di soli 35 metri, ecco tirar fuori l’ennesima magia attribuita alle munizioni di Oswald. Secondo jk.it la pallottola colpì un ramo della quercia sottostante la finestra dell’assassino, e modificando la sua traiettoria in modo inverosimile arrivò dalle parti di James Tague, che fu ferito di striscio alla guancia sinistra da una scheggia, dopo che la pallottola aveva colpito il marciapiede lì vicino. A sostegno di tale assurdità, che ufficialmente, è ovvio, non vanta neanche la parvenza di un’indizio, l’autore ci offre un disegnino che ritrae la deviazione in oggetto, e che ci mostra il rimbalzo della pallottola sulla quercia, quasi come se la chioma dell’albero fosse stata una lastra di marmo o di acciaio. Scorrettamente si traccia una traiettoria incompatibile con la posizione di JFK, che in corrispondenza di Z160-166 era ancora visibile. E se anche il cecchino avesse sparato per sbaglio subito dopo la scomparsa del Presidente dietro la quercia, la pallottola avrebbe colpito la parte nord-est della quercia, e avrebbe dovuto attraversare tutto l’albero senza colpire altri rami, prima di intraprendere il lungo viaggio (150 metri) verso Tague. Inoltre la conveniente prospettiva del disegnino non rende l’idea della straordinaria deviazione ipotizzata, il cui verificarsi avrebbe comunque avuto bisogno dell’impatto su un grosso ramo, il quale avrebbe a sua volta fortemente ridimensionato la velocità e l’energia della pallottola. Ma i rami sono tanto più grossi quanto minore è la loro distanza dal tronco, e siccome non è pensabile che il cecchino possa aver sparato nel pieno della quercia, dobbiamo ritenere che il proiettile colpì la parte periferica della chioma dell’albero. e quindi impattò un ramo che certamente era soggetto a flettersi o spezzarsi più di quanto fosse soggetta la pallottola a subire l’inconcepibile deviazione sostenuta da jk.it.

Insomma, jk.it cerca di propinarci qualcosa che va oltre i confini dell’immaginabile, e che è persino più incredibile della teoria attribuita a quello che secondo jk.it fu il secondo proiettile. Mi riferisco naturalmente alla “pallottola magica”, argomento che affrontiamo in apposita sezione.

Quindi, johnkennedy.it fonda le sue conclusioni sul comportamento fantascientifico, non di una, ma addirittura di due pallottole. Questa propensione per “l’insostenibile” obbligherà molto spesso l’autore a nascondersi dietro l’incolpevole incapacità della scienza di dimostrare l’implausibilità delle teorie sostenute. In pratica, secondo i “principi” sposati da jk.it, non bisogna dubitare troppo che gli asini possano volare; la scienza potrebbe non riuscire a dimostrare la loro incapacità a farlo.

Per giunta, con una bella faccia tosta, il fondatore di jk.it ha il coraggio di citare “il rasoio di Occam”, scrivendo: “Quando esistono spiegazioni alternative per uno stesso fenomeno, dice Occam, conviene scegliere la più semplice eliminando tutte quelle ipotesi che non sono strettamente necessarie. In altre parole, prima di formulare teorie straordinarie occorre verificare se un certo fenomeno non possa essere interpretato con teorie ordinarie”.

Quindi, secondo jk.it, la teoria della pallottola singola, la teoria della collisione con il ramo, e l’altra teoria che ritiene possibile un movimento della testa contrario alla direzione della pallottola che l’ha colpita, sarebbero il modo “più semplice e ordinario ” per spiegare il caso JFK. Cose dell’altro mondo!!

Infine, per quel che riguarda la traiettoria azzurra del disegno, che dovrebbe contribuire al discredito delle tesi complottiste, mi limito a dire che siamo di fronte al solito nonsenso di chi ignora argomentazioni ragionevoli.

Il secondo colpo

Se andiamo a leggere la ricostruzione del vecchio jk.it notiamo che il secondo colpo arriva a Z221. Difatti, il moderatore di jk.it, in un breve scambio di opinioni avuto con il sottoscritto nel forum di quel sito, contestava decisamente la mia convinzione di un proiettile che colpiva il governatore Connally a Z224. Ecco di seguito il riassunto del confronto:

Giuseppe S. – “…..e mi riferisco all’istante in cui viene colpito il governatore Connally, che possiamo, senza ombra di dubbio, collocare in corrispondenza del fotogramma Z224”.

jk.it – “La ricostruzione è inficiata dal fatto che il momento in cui si viene colpiti da un proiettile, come detto varie volte, non coincide necessariamente con il momento in cui si reagisce”.

Giuseppe S. – “……..la soggettività delle reazioni non ha niente a che vedere con Z224. Infatti, Connally non reagisce, ma viene letteralmente spostato dal violento impatto del proiettile. Se a Z224 Connally fosse stato investito da un’automobile, non avremmo cercato la sua reazione per capire il momento esatto dell’incidente. Credo di essere stato chiaro, ma lei continui pure ad arrampicarsi sugli specchi……”

jk.it – “Non mi risulta esista alcuna evidenza né studio al mondo che dia credito a una simile distinzione, non ho la minima idea di come si possa arguire se uno spostamento sia causato da un movimento volontario o da una palla che entra in un corpo. Mi rincresce ma siamo nel campo della pura inventiva”.

Magicamente, come magica è la pallottola che stiamo esaminando, jk.it cambia idea, e adesso posiziona l’arrivo del secondo sparo in corrispondenza di Z224.

Adesso, come per incanto, l’autore indica il bavero della giacca del governatore, per dimostrare quello che decisamente rinnegava nelle risposte qui sopra riportate.

Potrebbe sembrare di poca importanza l’aver cambiato opinione sulla collocazione degli spari. Qualche fotogramma rappresenta in realtà solo poche frazioni di secondo. Ma in questo caso, l’incertezza di jk.it su un punto fondamentale di tutta la vicenda, evidenzia una scarsissima chiarezza di idee, e quindi l’incapacità di sostenere credibilmente le proprie teorie.

Jk.it si permette anche il lusso di giudicare sbagliate le intelligenti osservazioni di Michael Griffith, affermando che a Z224 Kennedy non ha affatto iniziato a reagire, ma sta semplicemente abbassando la mano destra, dopo avere smesso di salutare. Ad essere sbagliate sono invece le amatoriali e distratte analisi del moderatore di jk.it.

Infatti, le conclusioni dell’HSCA, secondo cui JFK fu colpito prima di scomparire dietro il cartello stradale, sono assolutamente condivisibili, soprattutto perché chiunque le può verificare esaminando attentamente i fotogrammi di Zapruder. Jk.it dovrebbe poter notare che in corrispondenza di Z204-Z205, il braccio destro di Kennedy comincia a muoversi in modo innaturale, ed improvvisamente, egli non guarda più verso la folla ma davanti a sé. Il fotogramma Z202 coincide con l’istante immortalato da Phil Willis nella sua famosa foto n. 5, il cui scatto fu l’istintiva risposta al rumore di uno sparo. E non solo è proprio in questo fotogramma che la reazione di Kennedy comincia ad evidenziarsi, ma al frame Z205 è possibile osservare i due poliziotti sulle moto girarsi improvvisamente e contemporaneamente verso destra. Tornando al fotogramma Z224, è evidente che la posizione della braccia e delle mani di JFK è praticamente identica a quella che vediamo a Z225. Siccome è indubbio che in quest’ultimo fotogramma JFK è già stato colpito, non possiamo non concludere che a Z224 la sua reazione fosse già iniziata. Da poco più di un secondo.

Evidentemente, dalle ricostruzioni di che si è affidato completamente al duo Verdegiglio-Posner, non potevamo aspettarci di meglio.

Il terzo colpo

Arriva sempre il momento in cui bisogna riconoscere i meriti degli avversari. Infatti, jk.it “ha individuato con precisione” il momento dello sparo alla testa di JFK. L’unico problema è che a questo punto siamo almeno al quinto sparo, non al terzo.

La ferita alla testa

Poche volte come in questo caso l’autore cede completamente a una falsa esposizione degli avvenimenti. Infatti, piuttosto che riferire le testimonianze dei medici del Parkland Hospital, i quali, per circa 20 minuti, videro a distanza ravvicinata le ferite del Presidente, si citano decine di persone che assistettero al corteo o che vi facevano parte, affermando che nessuna di queste aveva visto una ferita posteriore alla testa.

E’ evidente che quei testimoni non avrebbero mai potuto descrivere esattamente la natura delle ferite, semplicemente perché non ne avevano la possibilità, sia in termini di posizione rispetto alla vittima, sia perché non ebbero il tempo sufficiente per poterle osservare nel dettaglio, e sia perché non erano qualificati a farlo né si aspettavano di doverlo fare. E’ veramente incredibile il modo in cui si cerca di analizzare il problema della posizione della ferita alla testa, ignorando le dichiarazioni di quei medici che erano le sole persone qualificate ad esaminare e descrivere le ferite sofferte da John Kennedy, proprio perchè tentarono disperatamente di salvare la vita del Presidente. Si preferisce far riferimento a testimoni presenti nella Dealey Plaza, quasi come se questi potessero offrire, sulla ferita alla testa, informazioni più precise e credibili dei medici del Parkland Hospital. E’ sbalorditiva questa bizzarra ricerca della verità.

Comunque, siccome l’autore sembra poco informato sul contenuto delle testimonianze dei medici del Parkland, e soprattutto sul numero dei dottori che collocarono la ferita alla testa nella parte posteriore del cranio, lo invito a leggere questo articolo, che riguarda uno dei suoi autori preferiti.

E se non dovesse bastare potrebbe dare un’occhiata anche qui.

pdm

Da qualche parte jk.it afferma che Robert McClelland si sbagliò nel collocare la ferita nel punto che lui stesso indica in questa immagine. Ma, guarda caso, non sembra essere stato il solo.

La ferita alla gola

Anche in questo caso le omissioni di johnkennedy.it sono allarmanti. Intitolare un articolo “Non è vero che i dottori di Dallas sostenevano l’ipotesi dello sparo frontale”, significa non sapere di cosa si sta parlando, o, peggio, mentire allo scopo di disinformare. L’autore dovrebbe sapere che, prima che fosse eseguita la tracheotomia, le dimensioni della ferita alla gola di Kennedy non solo erano compatibilissime con un foro d’entrata, ma stando alle testimonianze dei medici, il diametro della ferita era perfettamente sferico e sembrava addirittura più piccolo del diametro della pallottola che aveva presumibilmente provocato la ferita stessa. Quindi, quella ferita poteva essere tutto, tranne che un foro d’uscita.

A discredito della possibilità che si trattasse di un foro d’entrata, jk.it non trova di meglio che riportare la trascrizione della conferenza stampa del dottor Malcolm Perry, cercando di porre in evidenza alcuni dubbi del medico sulla collocazione di altre eventuali ferite, che avrebbero potuto essere in qualche modo collegate al foro sotto il pomo d’Adamo. Ma, coerentemente con l’autore a cui fa riferimento, jk.it incorre in quello che potremmo definire “Posnerismo”, ma che invece ci piace definire “Ferrerismo”.

Infatti, in quella conferenza stampa, Perry dice che quella ferita sembrava essere d’entrata, e senza alcuna esitazione parla di provenienza “frontale” del proiettile. Quindi, anche l’unico esempio che l’autore tenta infelicemente di accampare, avvalora di fatto la teoria che egli cerca di demolire.

Ma, come abbiamo detto all’inizio, sono le omissioni il dato più evidente del modo in cui jk.it cerca di trattare la questione della ferita alla gola di JFK.

Deve essere chiaro da subito, che tutti i medici che videro quella ferita prima della tracheotomia, e anche quelli a cui la ferita fu descritta, ritenevano che il foro alla gola fosse stato provocato da una pallottola in entrata, e questo basta di per se a dimostrare che sostenevano lo sparo dal davanti. Il fatto che, in seguito, questi medici furono informati dalle autorità competenti che i proiettili erano stati sparati da dietro, può aver certamente condizionato le loro opinioni sulla ferita, e qualcuno potrebbe anche essersi convinto di aver commesso un errore di valutazione. Qui sotto, comunque, vediamo un estratto della relazione del Dr Carrico, che rappresenta senza dubbio il pensiero di tutti quei medici, e di tutto il personale infermieristico che osservò quella ferita.

DrCarrico

CE 391 – E’ un ritaglio della relazione scritta a mano dal Dr Charles Carrico nel pomeriggio del 22 novembre 1963.  Sottolineato in rosso leggiamo: “….one small penetrating wound…” (…una piccola ferita d’entrata….).

Ma non tutti si fecero “intimidire” o “convincere” dagli uomini del servizio segreto.

A distanza di alcuni mesi, ecco cosa testimoniò il Dr Peters al cospetto della Commissione Warren:

Mr. SPECTERNotò altri buchi sotto l’occipite?

Dr. PETERS. No, in quel momento noi meditammo sul numero degli spari che avevano colpito il Presidente, poiché vedemmo la ferita d’entrata alla gola e notammo la larga ferita all’occipite, ed è risaputo che i proiettili ad alta velocità provocano piccole ferite di entrata e larghe ferite in uscita….

Ma eccovi anche alcune dichiarazioni dell’infermiera Margaret Hanchliffe, sempre al cospetto dell’avvocato Specter:

Mr. Specter.  Vide una ferita in qualche altra parte del suo corpo?

Miss Henchliffe.  Si, nel collo.

Mr. Specter.  La descriva, prego.

Miss Henchliffe.  Si trattava di un piccolo foro al centro del suo collo.

Mr. Specter.  All’incirca quanto era grande il foro?

Miss Henchliffe.  Era grande come la fine del mio dito mignolo.

Mr. Specter.  Aveva avuto qualche esperienza con fori di proiettile?

Miss Henchliffe. Si

Mr. Specter.  E cosa le sembrava essere quel foro?

Miss Henchliffe.  Sembrava il  foro d’entrata di un proiettile.

Mr. Specter.  Poteva trattarsi di un foro d’uscita?

Miss Henchliffe.  Non ricordo di aver  mai visto un foro d’uscita come quello.

 

In seguito a queste dichiarazioni di Miss Henchliffe, Specter tentò in tutti i modi di screditare le conoscenze e l’esperienza dell’infermiera. Se quest’ultima avesse invece confermato i pregiudizi della Commissione, parlando di un foro d’uscita,  tendiamo a credere che  l’avvocato Specter  non si sarebbe preoccupato così tanto della competenza medico-balistica della testimone.

In tutti i casi, le parole del dottor Peters e dell’infermiera Hanchliffe assumono un enorme significato alla luce del fatto che furono pronunciate molto tempo dopo i fatti, e cioè quando ormai si dava per scontato che l’assassino fosse Oswald e che, quindi, i colpi fossero arrivati da dietro. I due testimoni erano talmente convinti che la ferita al collo di Kennedy fosse un foro d’entrata, che, in  un certo senso, quelle affermazioni possono essere interpretate come la loro personale convinzione dell’esistenza di un secondo tiratore, e quindi di un complotto.

E’ molto grave che jk.it tenda a far credere che l’unico a parlare di foro d’entrata fosse stato il dottor Perry. E’ malafede, o impreparazione?

Perché si omette di riportare i pareri del rimanente personale medico, non informando i propri lettori che nessuno aveva mai parlato di foro d’uscita, almeno affinché non fu diffusa la presunta fonte degli spari?

Le teorie esposte da jk.it, sia in riferimento alla ferita alla testa che a quella alla gola, non sono altro che una copia di quelle falsamente addotte da Gerald Posner. La verità, e una corretta informazione, sono valori che proprio non riusciamo a riscontrare nei soggetti appena citati.

Oswald sapeva sparare

Jk.it afferma che Nelson Delgado fu, tra tutti gli interpellati, l’unico commilitone di Oswald a testimoniare che il presunto assassino di JFK era un incapace con il fucile tra le mani.

Perchò jk.it non fa i nomi di “tutti” gli altri interpellati?

Ce ne basterebbe solo uno. Un solo commilitone di Oswald che possa testimoniare la grande abilità di quest’ultimo come tiratore. Come al solito si ignora la documentazione al riguardo, e precisamente la lunga testimonianza di Delgado. In nessun punto della sua deposizione davanti alla Commissione Warren, Nelson Delgado attenuò o modificò la sua convinzione che Oswald fosse una schiappa con il fucile. E non aveva cambiato idea nemmeno a seguito della vera e propria persecuzione subita da parte dell’FBI, che lo interrogò ben quattro volte, e sempre sull’argomento delle scarse capacità di Oswald con il fucile.

Delgado testimoniò alla CW di aver la sensazione che il Bureau non avesse molto gradito quella sua valutazione, e che gli agenti non si comportarono correttamente nel corso di quei colloqui.

Delgado fu l’unico che, durante il servizio militare, riuscì a stabilire un rapporto di amicizia con Oswald. I due rimasero assieme circa un anno alla base di Santa Ana, in California, e questo periodo fu sufficiente a Delgado per acquisire, come si evince dalla sua testimonianza, una buona conoscenza del presunto futuro assassino. Le dichiarazioni di Delgado in riferimento all’incapacità di Oswald con il fucile, sono assolutamente attendibili.

Il fatto che il colonnello Folsom definì Oswald “tiratore discreto-mediocre”, la dice lunga sul significato dei punteggi ottenuti dallo stesso Oswald durante le due esercitazioni in questione. Delgado, inoltre, dichiarò che sarebbe stato possibile alterare i risultati dei test con il fucile, ed era sua opinione che Oswald aveva apportato delle “correzioni” ai propri punteggi, ovviamente migliorandoli.

Altro che pesanti evidenze della bravura di Oswald!!!

Nelson Delgado

Nelson Delgado

Conclusione

Anche nel caso di johnkennedy.it si potrebbero citare una serie di errori banali, ma non accettabili, per un sito il cui autore non può certo essere definito un campione di modestia. Sostenere che la famosa foto di Tom Dillard fu scattata prima degli spari è, difatti, un esempio di imperdonabile “distrazione”. Affermare che il corteo presidenziale svoltò “a sinistra” da Main Street su Houston Street, è un’ulteriore chicca generosamente offerta da jk.it. Ma credo possano bastare le analisi sugli importanti aspetti della dinamica della sparatoria, e della collocazione delle ferite di JFK, per capire che johnkennedy.it. non può essere un punto di riferimento per coloro che desiderano documentarsi sui tragici fatti avvenuti a Dallas il 22 novembre 1963.

Giuseppe Sabatino

NOTA FINALE PERSONALE DI VDC: Rimani intellettualmente onesto, fallo per te.

Ricordandoci dell'effetto del Bias cognitivo Informazione Errata: un'informazione errata data al soggetto prima del richiamo di un evento (o dello studio di esso) porta a delle modifiche nel ricordo che tendono ad essere coerenti con l'informazione errata.

E anche del Bias di conferma Scorciatoia Mentale Errata: si verifica in particolar modo tra i sostenitori di ideologie. Nello specifico, è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale.

Che siate per la teoria ufficiale o per teoria del complotto, manteniamo una mente elastica cercando di rimanere nei fatti concreti, oggettivi ma anche logici...ossia esistono le casualità, ma se si combinano uno dietro l'altro sono altamente improbabili. Un Esempio concreto: Tre colpi. Tre traiettorie uniche, rare e particolari.

Il resto è lasciato alla vostra intelligenza.